lunedì 15 novembre 2021

"Persecuzioni minori" di Eva Melodia


Anna Göldi, ultima donna giustiziata per Stregoneria

Quando viene citata la persecuzione degli ebrei da parte dei nazisti, come parallelismo rispetto all’obbligo del green pass e relative politiche repressive, si incappa quasi sempre nello sdegno di chi la ritiene una esagerazione


Del nazismo in effetti, si ricordano quasi solo fatti storici eclatanti e massivi quali deportazioni, detenzioni, torture e uccisioni, dimenticando come questi fattori, che composero il più complesso fenomeno storico conosciuto come Shoah, furono possibili solo a partire da un semplice fatto politico, ovvero la delegittimazione dei diritti civili degli ebrei.


L’analisi su questo parallelismo viene frainteso e negato perché ci si ferma alla valutazione degli accadimenti storici, i quali, ovviamente non corrispondono.


Sul piano storico si mise in atto uno schema sequenziale preciso.

Iniziò con la discriminazione razziale, spaccando la popolazione che venne obbligata a scegliere da che parte stare. 

Proseguì con le deportazioni ma, per attingere a piene mani alle ricchezze della comunità ebraica e depredare totalmente le famiglie ebraiche dei loro averi, facendone ricchezza per la “Grande Germania”, bisognava spingersi ben oltre.
Si arrivò alla reclusione nei campi di concentramento, dove la morte dell’umana etica si consolidò nello sfruttamento e tortura, come nel modello animale.

Infine raggiunse il suo compimento con l’estinzione del corpo politico ebraico, attraverso lo sterminio: se gli ebrei fossero mai usciti vivi in massa da quegli inferni, se avessero mai potuto ricostituire loro stessi e i loro legami, proprio a partire dal dolore provato, avrebbero probabilmente distrutto la Germania con ogni mezzo possibile.

Dunque i famosi gerarchi nazisti portarono a compimento l’unico progetto che solo interamente realizzato poteva essere davvero utile alle miserabili ambizioni germaniche: li sfruttarono come animali, liberandosi dei loro corpi solo dopo averne esaurito completamente l’utilizzo.

Il popolo tedesco si spinse così oltre la bassezza umana e verso l’abominio, per volere di pochi e con il silenzio di moltissimi. 


Considerando questi quattro fattori, come fossero uno solo, come se solo insieme rappresentassero la persecuzione degli ebrei e come se la Shoha fosse solo un fatto storico, allora certo, stiamo paragonando un cesto di mele ad una sola mela. 

La mela appartiene al cesto di mele e la relazione è forte, ma resta comunque un concetto che in molti non riescono ad elaborare correttamente. 


In realtà, l’unico motivo rilevante  per cui il parallelismo non è effettivamente calzante, è di natura politica. 

Sappiamo che le persecuzioni nascono solo per ragioni politiche volte all’annientamento di un avversario o allo sfruttamento e/o consumodi un soggetto appetibile

Abbiamo assistito e continuiamo ad assistere a persecuzioni di ogni genere e tipo osservando l’evoluzione del pensiero discriminatorio che ogni giorno sviluppa nuove forme di “arte dell’oppressione”, vicine e prossime alle più evolute forme di sadismo.

La presunta appartenenza di un individuo ad una genesi di natura sub-umana è solo la più famosa. E’ il caso degli ebrei, tanto quando delle donne nelle culture patriarcali.


Una persecuzione come quella degli ebrei sfruttava il paradigma specista della bestializzazione biologica (umani contro bestie) degli individui. Venne diffusa e argomentata la deumanizzazione ottenendo così la delegittimazione dei cittadini di origine ebraica, come non fossero più persone aventi diritti fondamentali.

Nati ebrei, in quanto “di sangue ebreo”, gli individui così categorizzati non avevano possibilità di fuggire al loro destino e alla condanna mossa da cotanto ragionamento razziale. Non poteva esistere perdono o redenzione, attribuendo alla genetica stessa le ragioni della declassificazione.


Quando è iniziata la persecuzione dei cosiddetti no-greenpass quindi, l’intenzione di chiamare in causa quella che, tra le persecuzioni moderne, ha ancora più presa nella coscienza collettiva per attirare l’attenzione sul problema, era strategicamente pericolosa perché similitudine impropria nei suoi punti di intersezione, piuttosto incomprensibile sul piano politico.

La caccia alle streghe invece, cadeva a pennello. Non come stupido modo di dire, ma precisamente, come modello oppressivo e persecutorio, essendo un parallelismo più calzante, se proprio ne servisse uno. 


Rinnegate per le loro idee, per la ribellione ai dogmi della classe dominante, per la ricerca di una vitalità nella Natura, per l’utilizzo libero, autodeterminato e spregiudicato dei loro corpi, o semplicemente perché dotte in fitoterapia, vennero braccate quali nemiche del pensiero unico del loro tempo. 

Discriminate, poi scacciate ed infine uccise, pagarono non per il più classico “declassamento biologico”, ma per la loro libertà di pensiero (declassandone il pensiero), esattamente come i tanti ribelli al sistema sanitario monotematico moderno che possiamo tranquillamente chiamare “vaccino-antibiotico-cortisonico-dipendente”.


Quando in questi giorni mi è capitato di definire pubblicamente questa corrispondenza come migliore e più calzante, diverse persone, si sono mostrate sollevate. 


Sto parlando di persone che normalmente non riconoscono alcuna persecuzione verso chi sta pagando con stress, umiliazioni e penalità di ogni sorta, per non aver aderito al grande esperimento di massa che è la vaccinazione contro il COVID. 

Perchè? Come mai costoro diventano più comprensivi se, invece che tirare in ballo la Shoha, si evocano le povere streghe? 


La mia risposta è semplice: grazie all’incoscienza politica delle persone comuni a cui è stato lasciato un barlume di competenza storica, così che credano di sapere, ma tolta ogni competenza politica

Un sistema formativo scolastico defaticante il pensiero, fondato per lo più su nozioni storiche impartite senza alcun investimento nel formare l’essere politico, impedisce una comprensione significativa degli accadimenti del proprio tempo. 

Impedisce, in particolare, di porsi domande fondamentali su cosa sia una persecuzione, come si verifichi e se per caso non si abbia aderito ad una classe che sta agendo come oppressore e persecutore.


Le streghe e la loro storia (ma soprattutto la loro persecuzione politica), per quanto spesso presenti nella fantasia mainstream, non hanno alcun peso nella cultura moderna: la loro esistenza è solo fantastica, la loro storia desueta, la loro tragedia ritenuta decisamente minore.


Come se non fossero davvero morte quasi centomila persone, quasi tutte donne, ammazzate e torturate nei peggiori dei modi. Come se non fosse solo del 1782 l’ultima esecuzione. 


E così abbiamo che alla persecuzione degli ebrei “no, non si può” associare questo iniziale stato di tormento sociale in cui vivono i ribelli no-greenpass, ma alle streghe “sì, vabbè, se proprio volete parlare di persecuzione…”.


La concezione sminuita della persecuzione delle streghe, dipende da due fenomeni.

Il primo è una tendenza a classificare le persecuzioni sulla base del numero di morti invece che, eventualmente, sulla base delle ragioni politiche mostruose che le hanno generate.

Il secondo invece, è quel comune concepire il tormento delle (così chiamate) streghe come dovuto, almeno in parte, a una loro libera scelta. In fondo, bastava allinearsi. Una scelta l’avevano. 

Gli ebrei, nascendo tali, non potevano sfuggire alla condanna dei gerarchi nazisti, mentre quelle donne (e qualche uomo) erano "solo" delle ribelli. Avrebbero ben potuto “fare meno casino” e soprattutto, non andare in giro a parlar di medicamenti e pozioni in antitesi alla santa scienza che stava nascendo.


Sminuite nel loro sapere, nel loro essere donne, nelle loro scelte di vita, sono cadute nel dimenticatoio come tanti altri perseguitati di cui la coscienza collettiva non ha memoria: persecuzioni minori. 

Le prime scuse ufficiali da parte della Chiesa, risalgono al 2020 e senza grandi clamori.


Questa costante disattenzione per i fenomeni di persecuzione (l’immoralità umana per definizione) ostacola l’evoluzione etica di tutta l’umanità.


Le persecuzioni sono talmente presenti nelle abitudini comuni, che senza rendersene conto, i perseguitati rincorrono più che la libertà, lo status di persecutori di qualcun altro.


Gli animali da allevamento non vengono riconosciuti come perseguitati, eppure lo sono.

Stessa sorte, sebbene con un po’ di spinta al cambiamento, tocca agli omosessuali o agli stranieri “altro-da-comunitari”.


Solo nel secolo scorso e solo in GB, circa 49.000 omosessuali vennero perseguitati dallo stato e condannati a pene di varia natura, tra cui il carcere e la castrazione chimica. 

Tra questi c’era il geniale Alan Turing a cui dobbiamo non solo la realizzazione del primo computer, ma anche in gran parte la vittoria degli Alleati nella seconda guerra mondiale. 

Eppure, ancora oggi, si stenta a riconoscere la persecuzione delle persone lgbtqi+ rifiutando di definirla come tale ed ancora in corso. La solita persecuzione minore ed infatti, nonostante la loro eliminazione sistematica nell’olocausto, hanno un ruolo marginale nella memoria collettiva verso le vittime.


Perseguitare qualcuno significa togliergli vitalità, possibilità, energia, spazio, sorrisi, indipendenza, amore, solidarietà. Significa escluderlo dal “noi”, ricacciandolo nello schema del “loro”, negandogli diritti e creandovi attorno una gabbia grazie al potere acquisito come persecutori di maggioranza. Solo in taluni contesti ciò implica anche l'annientamento dei corpi, ma sempre di persecuzioni si tratta, anche in assenza deportazioni e torture. 


Quella verso i cittadini ribelli al green pass è una persecuzione, politicamente molto simile a quella delle streghe, storicamente troppo simile a tutte le altre: una scusa per dominare, nella scacchiera della grande politica. 

E’ considerata minore da chi è ancora almeno in grado di riconoscere una persecuzione, ma peggio, è negata del tutto, da chi non sa più far altro che scegliere il canale tv da impostare la sera.




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