Il Covid non ci ha solo fatto ammalare, avvelenandoci la vita, e distruggendo tante aspettative. Deve avere anche avuto il potere quasi magico, di contaminare il linguaggio comune: lo ha ammaliato ed infine...ammalato.
Si dice che un popolo sia tale condividendo,
prima che una storia comune e molto prima che una cultura, la lingua.
Ecco che disintegrare i fondamenti della
lingua, formando e riformando le parole tanto che nel parlarsi e nel comunicare
le persone si sentano confuse e spesso frustrate dalle incomprensioni, si
favorisce il conflitto e la distruzione dei legami sociali e al contempo si ottenebra l'attenzione sulle politiche in atto.
Sarà stato davvero il Covid? Oppure qualche
strategia di marketing propagandistica ha usato questa succulenta occasione per
fomentare uno stress sociale tale da distrarci completamente?
Stanca di sopportare ignobili sovrapposizioni,
imprecisioni, errori lessicali e gravi inganni logici nascosti dietro a parole
di uso comune, improvvisamente disconosciute, mi diverto a fare un elenco delle
assurdità cui assistiamo tutti i santissimi giorni a partire proprio dai massmedia.
Capitolo 1: Immunizzazione e vaccinazione
Parto con la "svista" più abusata, diffusa senza alcuna vergogna che sgretola il significato di parole invece strettamente significative nel
contesto del loro utilizzo corretto.
Vaccinazione: è una tecnica (o un prodotto)
farmacologica che introduce sostanze nel corpo, allo scopo di indurre
forzosamente una risposta immunitaria verso un agente potenzialmente patogeno.
Immunizazzione: è la condizione tale per cui un
corpo è in grado di rispondere in maniera veloce ed efficacie ad un
contaminazione di natura patogena senza subirne danni definiti “patologia”.
Tale definizione è utilizzata per spiegare una copertura immunitaria duratura,
solida, e altamente efficiente. In particolare è da riferirsi ad una risposta
immunitaria che non da manifestazione di sintomi significativi.
Le due parole NON SONO
ASSOLUTAMENTE sinonimi. La vaccinazione non comporta l'immunizzazione, ma solo
il tentativo di indurla, tentativo che in una casistica rilevante fallisce e
che raramente è da considerarsi duratura nel tempo, sopratutto nel caso di
virus rNa.
Travisarne il significato e scambiare il mezzo (vaccinazione) con il fine ambito (immunizzazione), nel linguaggio mediatico è una tecnica di propaganda che aiuta a percepire i vaccini come certa fonte di immunità. Un falso logico e farmacologico.
Si tratta del gioco delle
tre carte: presto, il prestigiatore, vi avrà ingannato.
Cito il Corriere.it:
Covid, Di Salvo: «Molti
genitori sono immunizzati. Ma dicono no per i loro figli»
che in data 12 dicembre 2021 ancora non esita a titolare in maniera drammaticamente impropria.
I genitori di cui si parla qui non si possono in nessuna maniera definire a prescindere immunizzati salvo test specifici. Eppure vengono definiti SPUDORATAMENTE tali.
Questo gioco serve a fomentare l'idea in tanti distratti che vaccinarsi corrisponda ad immunizzarsi (affermazione altamente falsa data la variabilità FISIOLOGICA dei risultati) ed anche che i genitori in questione sarebbero contrari all’immunizzazione dei figli, ovvero a proteggerli, mentre è ovvio e chiaro come siano contrari al vaccinarli con prodotti di dubbia efficacia e sopratutto dubbia sicurezza.
In uno stato di diritto normale questi reiterati tentativi di propaganda e marketing occulto verrebbero sanzionati ed anche indagati come reati penali contro la persona.
La cosa più grave, davvero, è come la nozione di questa differenza sostanziale tra vaccinazione e immunizzazione, per nulla sottile, sia teoricamente ormai patrimonio di tutti e il falso dunque evidente. Eppure, ancora in pochi vedono.
Allego elenco (assolutamente a caso) di altri media che tuonano alla stessa maniera.
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