Il ragazzo è morto. Il ragazzo è stato ucciso. Il ragazzo è stato "barbaramente" ucciso.
Nel cordoglio e nella sofferenza per l'impotente reazione ci si ferma a commentare scuotendo il capo.
Dai commenti, delle istituzioni e dei cittadini, possiamo dedurre tanto sulla morte di un ragazzo.
Un ragazzo che per alcuni è stato un folle pacifista. Folle perché pacifista, folle perché pacifista in una terra di "bestie selvatiche".
Secondo altri, lui che aiutava tutti, non è stato aiutato.
Chi valuta l'oppressione come tale per il popolo palestinese, lo inneggia a martire.
Chissà se non si tratti di un limite, o anzi di scarso coraggio, il non riuscire a dedicare un po' di attenzione però, al chiedersi come sia possibile che degli uomini arrivino a questo punto.
Un uomo o più uomini, magari con famiglia, figli, affetti e chi lo sa, hanno preso un ragazzo e lo hanno ucciso come si uccidono gli animali.
Chi erano costoro? Dei pazzi? Degli alieni? O degli animali?
Animali armati fino ai denti, da chi e come quali animali?
Oppure animali umani che guardano un altro e ci vedono una merce di scambio con cui avvantaggiarsi in una competizione che in questo caso si chiama guerra.
In quegli occhi e in quel corpo leggono la rappresentazione di ciò che a loro volta considerano animale "bestia selvatica".
Gli animali non hanno anima. Quand'anche figli di qualche Dio dell'Uomo, evidentemente non risulta credibile che tale padre ne vendichi o rivendichi dignità e diritti: quindi non hanno diritti, sono merce di scambio e consumo.
Ecco allora che alcuni umani, guardano un umano e per abitudine o per repressione violano il riconoscimento della sofferenza, violano l'individuo, spezzando la sua vita, come sono abituati a fare ed accettare sia fatto agli animali non umani.
Ecco che l'animale umano vive la propria assoluta esperienza di vita per quella che è, terrena in quanto vicina alla terra, animale.
L'unica vita reale, che si conclude come per ogni bestia vivente con la morte.
Inaccettabile è la ragione di questo: altri umani che nel nome di un solo pensiero allucinogeno sublimano la propria vita, la propria condizione, la propria "ragione" rispetto a quella altrui che invece è eguale in ogni aspetto.
Costoro, abbracciano il mito, il sogno, l'illusione. Rappresentano tutti noi, tutti i figli dell'allucinazione: perché basta essere l'animale bestiale, in un marciume specista, per finire la propria vita come un ragazzo, come tutte le vittime animali in questo tremendo viaggio all'inferno.