giovedì 26 novembre 2009

"Giornata contro la violenza sulle donne. O erano bambole?" di Eva Melodia

Meritava di essere vista, la Giornata con la G maiuscola, Napolitano che dice "Stop alla violenza", la polizia che spacca i denti a donne in corteo pacifico solo perchè si rifiutano di togliere un cartello di denuncia contro gli stupri che avvengono nei CIE.
Un fiume di retorica e falsità, un mondo di uomini e donne che raramente, anche in occasione della G maiuscola, fanno il sincero sforzo di chiedersi come porre rimedio a tanta costante nefandezza, ad affrontarne le cause profonde.
La Nazione (giornale quotidiano toscano) pensa bene di fare il suo bravo servizio, come tutti, sull'argomento, svergognandosi subito dopo con una pubblicità barbarica di auto, dove una foto che mostra una macchina sportiva ed una donna-bambola piegata a mostrare il sedere, invita l'uomo con un "vieni a giocare".
Ci voleva una giornata così, forse solo per vedere emergere queste perle di idilliaca cultura anti-sessista.
Allora facciamo finta che come tutti, mi accorgo oggi di questo miserabile problema, e mi chiedo semmai ne fossi capace, cosa posso fare.
Potrei ad esempio scopiazzare geniali soluzioni che ho visto in giro: pene più severe, via gli immigrati, vietare le moschee, è tutta colpa dei neri. Potrei anche pensare che la violenza nasce nel palmo della mano maschile...e suvvia allora tagliamogliele.
Oppure potrei chiedermi come mai così poche donne denunciano le violenze subite, e forse così facendo sembrerei meno stupida di coloro di cui ho citato cotante "soluzioni".
Nel solo caso della violenza sessuale, abbiamo una stima del 4% di donne che denunciano. E le altre? Si son divertite?
Spesso la violenza è ripetuta e lo stesso, le denuncie non popolano i commisariati.
Certo, le donne sono fisicamente più deboli...forse per questo è possibile sopraffarle almeno una volta. Ma due? Non sono certo più stupide degli uomini, quindi? Possibile che non trovino una ragionevole e legittima difesa?
So bene che non è così. So bene, che una donna vittima di violenza è prima di tutto vittima di una cultura violenta.
Lei stessa, come tutte noi, ne è parte anche quando ribelle. La nutre dando alla luce figli che assorbono questo morbo fin dal latte e per quanto cercherà di combatterla, finchè non sarà consapevole di quali catene la violano davvero, non farà altro che sgambettare nella ruota che potrebbe stritolarla o nel migliore dei casi, prenderla in giro illudendola di andare da qualche parte, proprio come un criceto in gabbia.
Perchè la prima violenza vera è mossa da quella catena che come i collari a strozzo, giunge a stringere proprio quando la donna dovrebbe e potrebbe ribellarsi.
E' la paura del giudizio della società, è la sfiducia nel sistema che dovrebbe difenderla, è la certezza di dipendere spesso in tutto e per tutto dall'uomo che la domina.
E' ancora l'idea stessa di avere meritato la propria sorte, e la certezza che dopo quel momento allucinante, ciò che ti aspetta non è un percorso tutto in discesa, quindi meglio cercare di dimenticare.
La violenza nasce nel lasciare che l'eguaglianza di genere sia solo sulla carta, nel combattere un giorno all'anno, nel dare per scontato che i diritti conquistati per noi donne dalle nostre madri e nonne, siano diritti scontati, calpestabili arbitrariamente ogni giorno, l'importante è che non tocchi a me.
Ogni volta che una donna ammicca alla mercificazione del corpo femminile, arma la mano dell'uomo violento e peggio ancora dell'uomo culturalmente violento. Ogni volta che non prende attivamente parte alla lotta per la difesa del contestualmente più debole, condanna se stessa o una donna come lei, ad essere una potenziale vittima.
Le donne di questo paese si devono svegliare. Gridare forte contro lo stupro messo in atto verso ragazzine-bambola scaraventate nude in tv, come braciole sulla griglia, con un cartello appeso al collo: "ma io non sono mica stupida anche se voglio emergere e per farlo mi lascio sezionare pezzo a pezzo". Come se una donna stupida avesse meno diritti morali di una intelligente! Roba da pazzi.
Le donne italiane devono protestare contro la vergogna di scambi tra potere e corpi come oggetti sessuali. Rivendicare l'io, al di là del corpo. Ribellarsi ai soprusi quotidiani di lavori negati, licenziamenti garantiti se si resta incinta, assenza di ammortizzatori sociali e così via.
E se ci prendono per il culo, reagire.
Devono riprendere in mano la storia delle donne e accettare che le donne ed i loro diritti di eguaglianza vanno difesi tutti i giorni, a partire dal riconoscere il diritto di ogni individuo senziente come ugualitario rispetto a qualsiasi altro individuo, e per farlo purtroppo tocca tirare fuori i denti e combattere, non andare a fare shopping e frequentare istituti di bellezza per essere più appetitose o avere i capelli più soffici.
E invece...la realtà è che non ci sono mai stati così tanti istituti di bellezza.

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